sabato 15 agosto 2009

Aston Martin Cygnet: il clone lussuoso della iQ

“E' il momento giusto per Aston Martin di intraprendere questo primo passo coraggioso. Grazie anche al supporto di Toyota che ha fornito la propria iQ come base di realizzazione della Cygnet, un’auto che potrebbe rappresentare il modello ideale per l’accesso al mondo Aston Martin”. Sono le parole di Ulrich Bez, presidente di Aston Martin, spiegando il perchè è nato il progetto Cygnet. E aggiunge: “L’ingresso della Cygnet nella gamma Aston Martin rappresenterebbe una combinazione unica di opposti con le altre vetture. Bez elogia anche l’auto che ha permesso la realizzazione della piccola Cygnet: “la iQ è una nuova soluzione al trasporto perché permette una mobilità intelligente e, allo stesso tempo, è un’auto innovativa; poi, nonostante le dimensioni estremamente compatte, è un’auto molto sicura visto che ha conquistato le cinque stelle EuroNCAP ed ha emissioni molto contenute”.

La lussuosa city car, che avrà interni raffinati e interamente in pelle, verrà fabbricata negli stabilimenti di Warwickshire e adotterà i componenti meccanici della sorella giapponese a parte le ruote e le gomme che avranno dimensioni maggiori.

Il motore probabilmente sarà un 1.300 cc benzina da 100 cv, lo stesso che debutterà a settembre anche sulla Toyota iQ.

Le previsioni della casa britannica sono ottimistiche: si pensa di venderne da 1000 a 2000 all'anno e il costo si aggirerà sui 23.000 euro ma inizialmente sarà proposta solo agli atttuali proprietari Aston e successivamente offerta a tutti.

La data di uscita della Cygnet dovrebbe essere il 2010. Staremo a vedere se questo "giocattolino" di casa Aston Martin riuscirà a farsi largo tra le numerose city car che affollano il mercato.

lunedì 23 marzo 2009

Il futuro dell'automobile: ibrido o elettrico?

Sono molti ormai i Costruttori che propongono almeno una versione “pulita” dei loro modelli più venduti.

Queste auto, che promettono consumi più bassi, danno anche una mano all’ambiente grazie alle minori emissioni di anidride carbonica.

Come vengono assemblate queste macchine? La base di partenza è una versione economica (con pochi fronzoli e optional di lusso insomma) che di solito è anche diesel, alla quale viene apportata qualche modifica come minor peso, rapporti del cambio più lunghi, prese d’aria parzialmente sigillate, spie che consigliano al conducente quando è meglio cambiare marcia (come ad esempio sulla Smart), gomme con minore resistenza al rotolamento, sistemi che mettono in stand-by il motore ai semafori o durante soste troppo lunghe. Tutti questi cambiamenti però fanno salire di qualche centinaio di euro il costo totale della vettura ma sul lungo periodo fanno risparmiare e aiuteranno il pianeta.

Per adesso Case come Audi, Citroen, Fiat, Ford, Mercedes, Seat, Skoda, Smart, Volkswagen e Volvo hanno messo a punto dispositivi in grado di inquinare meno e risparmiare qualche litro di carburante per ogni pieno e stanno perfezionando per il futuro tecnologie sempre più “verdi”. Le “ibride” invece sono macchine già nate “pulite” perché utilizzano una doppia alimentazione, un motore elettrico abbinato solitamente ad uno a benzina o diesel. L’offerta, a causa dei costi di progettazione, è molto limitata e si riduce a pochi modelli (abbastanza costosi): la Toyota Prius, la sua rivale Honda Civic Hybrid fino ad arrivare alle più lussuose Lexus GS 450h, LS 600h e RX 400h.

Peugeot sta lavorando ad un prototipo di macchina ibrida, la 308 HYBRID2, che probabilmente entrerà in commercio a partire dal 2011. Il suo motore 1.6 HDi turbodiesel è affiancato da un motore elettrico alimentato da batterie al nichel - metallo idruro. A bassa velocità funziona solo il motore elettrico ma affondando il pedale entrano in azione entrambi per garantire la massima potenza. Secondo la Casa si percorrono 29,4 Km/l emettendo al massimo 90 grammi di anidride carbonica per chilometro. L’unico limite sembra essere la scarsa durata degli accumulatori.

Anche Smart, Mitzubishi e Nissan si stanno attrezzando per non restare indietro rispetto alle altre Case e all’ultimo Salone di Parigi hanno presentato tre prototipi totalmente elettrici: Smart ED, Mitzubishi i-MiEV e Nissan Nuvu.

La prima ha la stessa carrozzeria della comune Smart ma al posto del tappo della benzina ha una presa della corrente e dal 2010 sarà possibile muoversi nei giorni di blocco del traffico dopo aver fatto il pieno di elettricità in 4 ore. L’autonomia si aggira sui 100 km.

La seconda, la MiEV, è una piccola monovolume elettrica (lunga 340cm) che FORSE sarà in vendita in Europa dal 2010. Forse, perché la Casa la sta ancora mettendo a punto e non è detto che arrivi anche da noi. Per ricaricare le batterie agli ioni di litio basta appena mezzora: un tempo brevissimo!

Infine la Nuvu, lunga solo 3 metri, ha l’abitacolo costruito con materiali naturali e riciclati e sul tetto ha dei pannelli solari che alimentano le batterie agli ioni di litio. La vettura dovrebbe arrivare nel 2011 e avrà un sistema di ricarica rapida (10 minuti) o tramite presa di casa ( 3-4 ore). Non siamo ancora in grado di sostituire al 100% il petrolio, c’è molta strada da fare per essere indipendenti dalle tradizionali fonti energetiche ma la Case automobilistiche stanno facendo progressi in tempi relativamente rapidi e il futuro si prospetta più pulito che mai.

mercoledì 4 febbraio 2009

Alcuni semplici consigli su come abbassare i consumi della propria auto

Possono sembrare sciocchezze eppure grazie a delle piccole accortezze è davvero possibile economizzare quando si è alla guida. Come fare? Innanzitutto controllare regolarmente la pressione delle gomme. Se infatti la si mantiene secondo i parametri suggeriti dalla Casa, può far risparmiare fino al 4% sul carburante (secondo i dati UE). Una pressione non mantenuta a livelli ottimali, fa consumare di più e rende più frequenti i cambiamenti di pneumatici (la cui durata calerebbe del 45% secondi i dati UE).

Un’altra dritta è quella di spegnere il motore durante lunghe soste. Alcune case automobilistiche hanno pensato a questo problema e hanno installato sulle loro vetture un sistema che permette di spegnere il motore quando la macchina si ferma per più di un tot di tempo e di farla automaticamente ripartire lasciando il pedale del freno. Una sorta di stand-by insomma. Sulla Smart di nuova concezione questo sistema si chiama MHD (Micro Hybrid Drive) e permette un risparmio di carburante del 20% circa in città.

Proseguendo con il vademecum del risparmio, non si deve caricare eccessivamente il portabagagli: un’auto troppo carica sforza il motore che ovviamente consumerà di più.

Far controllare periodicamente la macchina. Ad esempio sostituire il filtro dell’aria ogni anno aiuta il motore a lavorare meglio e rende i consumi contenuti.

Infine viaggiare a velocità moderata non affatica il motore e di conseguenza fa consumare meno carburante e inquina meno. Quindi seguendo questi accorgimenti si può aiutare sia il portafoglio che l’ambiente e questo non guasta!

martedì 3 febbraio 2009

Toyota IQ, arriva l’anti-Smart

Dalla casa nipponica arriva la risposta al monopolio cittadino detenuto dalla Smart: la IQ. Una citycar innovativa perché racchiude diverse soluzioni ingegneristiche sulle quali la Toyota ha lavorato sodo dal 2003. In meno di 3 metri di lunghezza, offre 4 posti, o meglio 3 e mezzo, in quanto lo spazio sui sedili posteriori potrebbe essere un po’ angusto per 2 persone adulte.
Per guadagnare più posto possibile all’interno dell’abitacolo, i progettisti hanno posizionato le ruote ai lati estremi della vettura, reso ultrasottili gli schienali dei sedili, rimpicciolito del 20% il sistema di climatizzazione e realizzato uno speciale serbatoio ultrapiatto (120mm di spessore). Infine grazie ad una particolare scatola di guida, è stato ridotto lo spazio occupato dal vano motore. Gli interni sono dominati dalla semplicità: la plancia a “V” presenta tutti i comandi essenziali. Le plastiche sembrano di buona qualità e l’insieme non ha nulla da invidiare ad una vettura di categoria superiore.
Parliamo ora delle motorizzazioni. Per ora in Italia ci sarà soltanto il 3 cilindri a benzina di 1 litro che eroga 68 cavalli (identico a quello di Yaris e Aygo) abbinato ad un cambio a variazione continua chiamato MultiDrive. Volendo è possibile avere,senza sovrapprezzo, il normale cambio manuale a 5 marce. Ma più avanti non si esclude l’arrivo di un motore più potente: un 1.3 benzina da 100 cavalli con sistema Start&Stop per contenere i consumi. Purtroppo Toyota non pensa di commercializzare il 1.4 turbodiesel da 90 cavalli.
E i consumi? Il rapporto peso/potenza del mille da 68cv lo rende abbastanza scattante e parco. La Casa dichiara
4,7/3,9/4,3 litri ogni 100 km rispettivamente nel ciclo urbano, extraurbano e combinato (5,7/4,1/4,7 per la versione MultiDrive). La velocità massima si attesta sui 150Km/h e 14,5 secondi per fare da 0-100km/h.
La dotazione di sicurezza di questa automobile è davvero impressionante: 9 airbag, ABS con correttore di frenata EBD, sistema elettronico di stabilità (VSC) e della trazione (TRC).
Veniamo ora al prezzo, unica nota dolente. Si perché nonostante sia una citycar, la IQ non costa poco. Si parte dai 13.600 euro con di serie tutti i dispositivi di sicurezza su elencati, alzacristalli elettrici, attacchi isofix, cerchi in lega da 15 pollici, climatizzatore manuale, computer di bordo, poggiatesta anteriori attivi, radio/cd con mp3 e comandi al volante, vetri posteriori scuri, vernice metallizzata, volante e pomello del cambio in pelle. Per chi vuole il massimo del lusso può aggiungere un pacchetto da 1.200 euro che comprende fendinebbia, climatizzatore automatico, specchietti elettrici e riscaldabili, fari bi-alogeni, cerchi in lega lucidi e sistema Smart Entry (per entrare nella macchina senza usare la chiave). Inizia così la competizione per il dominio delle vie cittadine e la IQ ha buone carte da giocare contro le rivali.

giovedì 22 gennaio 2009

Russia vs Ucraina, stop al gas

Il 2009 si è aperto all’insegna del conflitto diplomatico tra Russia e Ucraina a causa del blocco del gas operato dalla prima alla seconda. Ci si chiede se le motivazioni siano state effettivamente politiche o se ci sia dell’altro. Il braccio di ferro tra le due parti sembrava non portare ad una conclusione soddisfacente per nessuna delle due. L'Ucraina accusava Gazprom (la società del gas russo) di aver imposto condizioni impossibili. Il presidente russo Medvedev ha quindi ordinato al colosso energetico Gazprom di bloccare il flusso. L'Europa è stata colpita di riflesso da questa crisi ed ha dovuto ricorrere alle scorte e ridurre le forniture ad aziende e abitazioni. Sulla questione era intervenuto addirittura il presidente della Ue Josè Manuel Barroso, che aveva minacciato entrambi i paesi di azioni giudiziarie se i rifornimenti di gas non fossero ristabiliti al più presto. La vicenda ha vauto diversi attori e queste erano le loro motivazioni.
Gazprom accusava la società ucraina di idrocarburi Naftogaz di non aver accettato il transito del gas russo atraverso la stazione del gas di Sudja, vicino la frontiera. Successivamente Gazprom, sotto incarico del presidente russo Dmitri Medvedev, ha bloccato il transito di gas russo verso l’europa e ha valutato le perdite. Dal 1 gennaio scorso infatti il monopolista russo sostiene di aver perso più di 1 miliardo di dollari di ricavi a causa della crisi con l’Ucraina. Le reazioni degli altri paesi non sono tardate.
La Serbia, che importa giornalmente oltre 10 milioni di metri cubi di gas russo, ha valutato un’azione legale contro l’Ucraina visto che ha risentito della mancanza di forniture.
L’Italia per fortuna non ha accusato la crisi quanto altri paesi, grazie ai suoi stoccaggi e alle massimizzazioni. Il ministro dello Sviluppo economico Claudio Scajola, parlando di fronte alle commissioni riunite Attività Produttive di Camera e Senato, ha tuttavia affermato che per ridurre la vulnerabilità energetica dell’Ue, è necessario diversificare le fonti di approvvigionamento e dotarsi di ulteriori gassificatori che consentano di essere più indipendenti, soprattutto alla luce di questi rischi crecenti di natura geopolitica.
Martedì 20 gennaio finalmente la svolta. La società statale dell'energia ucraina Naftogaz ha iniziato di mattina a pompare gas in transito dalla Russia all’Europa, dopo la firma dell’accordo e i colloqui notturni tra Mosca e Kiev. Il suddetto accordo prevede un contratto di 10 anni tra i due paesi. L’unione Europea ha aggiunto che non riterrà finita la crisi finchè un’apposita commissione non avrà constatato che il gas ha raggiunto i Paesi del blocco. Il primo Ministro ucraino, Yulia Tymoshenko, ha detto dopo i colloqui a Mosca che in base al nuovo contratto il suo Paese pagherà circa 230 dollari per mille metri cubi di gas nel 2009 mentre l'amministratore delegato di Gazprom ha detto a Medvedev che l'Ucraina acquisterà il gas per 360 dollari per mille metri cubi nel primo trimestre dell'anno. Tutto è bene ciò che finisce bene ma una cosa è certa, l’Ue deve rendersi più indipendente per saper affrontare più facilmente future crisi energetiche.

Obama, la svolta storica

Barack Obama è il primo presidente afroamericano della storia degli Stati Uniti. Una vittoria non solo unica nel suo genere ma importantissima perchè è dimostrazione di quanto le minoranze (e non solo) si siano unite per ottenere un vero cambiamento. Ed è questa volontà di cambiamento che il nuovo presidente dovrà appagare. Con azioni concrete che contribuiscano a cambiare un mondo che chiede soluzioni diverse a problemi sempre più pressanti. Obama deve la sua vittoria anche ad un mezzo che oggi più che mai è entrato a far parte della vita di tutti: Internet.
Grazie a questo strumento e agli sms il presidente ha raccolto molti consensi e ottenuto moltissime donazioni che gli hanno permesso
di portare avanti una campagna elettorale molto costosa. Inoltre a vincere è stata la speranza: Obama ha ridato vita all'ottimismo per
il futuro e questo dovrebbe portare a degli effetti positivi sullo sviluppo in settore economico e sociale. E' riuscito a portare al voto categorie che non credevano nelle elezioni o che non credevano in lui. Ad esempio gli ispanici all'inizio gli erano ostili, preferivano gli altri candidati ma in seguito li ha convinti e non senza sforzi. E ora dovrà cercare di mantenere le promesse fatte e tenere conto di un elettorato molto eterogeneo che ha voluto credere in lui e nell'ondata di cambiamento che è stata il suo baluardo in queste ultime elezioni.
Tutte le soluzioni ai diversi problemi che affliggono l'America e il mondo non verranno risolte nell'arco di una notte. Questo è ovvio.
Obama è un presidente molto giovane, il quinto presidente più giovane della storia Usa, anche questo infatti ha contribuito alla sua vittoria.
Il popolo americano sentiva il bisogno non solo di rinnovare ma anche di svecchiare il governo. Ovviamente l'essere più giovane dei suoi predecessori farà pesare ulteriormente le responsabilità che lo aspettano e all'inizio potrebbe deludere per questa sua inesperienza in campo politico ma il neopresidente ha già detto che apprezzerà le proposte dei repubblicani ogni qualvolta saranno costruttive per il bene comune e che si avvarrà di tutto l'aiuto necessario per operare nel migliore dei modi e meritare la fiducia riposta in lui.
Ma quali sono le sfide che Obama intende affrontare?
Innanzitutto la crisi economica che preme sugli Stati Uniti.
Riformare il modo in cui funzionano i sistemi finanziari, far si che il flusso degli investimenti ricominci; per far questo bisogna ripristinare la fiducia e le aperture di sistema. Occuparsi della crisi immobiliare e stabilizzarla. Sul lungo periodo, garantire la salvaguardia dei posti di lavoro. Dare una spinta al settore privato.
E per quanto riguarda l'estero?
Congelare i processi per i sospetti terroristi detenuti a Guantanamo, aprire un dialogo costruttivo col mondo islamico non radicale e annientare il terrorismo internazionale.
Il presidente Obama ha inoltre parlato telefonicamente con i quattro leader del Medio Oriente (Israele,Egitto,Giordania e Autorià Palestinese) dicendo che intende
dare il suo contributo per un cessate il fuoco duraturo e che intende lavorare con la comunità internazionale per raggiungere questo scopo.
Per quanto riguarda l'impegno americano in Afghanistan, la nuova presidenza statunitense apre un'era promettente di dialogo. Un'era nella quale Stati Uniti e Afghanistan dovranno affrontare sfide sempre più difficili nell'ambito della guerra contro il terrorismo, il traffico di droga e il fondamentalismo islamico; sfide che andranno affrontate con sforzo comune, ha detto il presidente afghano Hamid Karzai.
Queste dunque le grandi prove che attendono Obama e che, non solo il popolo americano, ma tutto il mondo occidentale, spera che supererà con lo stesso spirito positivo e forza d'animo che lo hanno reso determinato e portato a diventare presidente degli Stati Uniti d’America.

martedì 2 dicembre 2008

Pay-tv, l’eterna polemica. Tremonti: «Ce lo impone l’Ue»

In questi giorni si è scatenato un susseguirsi di polemiche a causa del provvedimento del governo atto ad alzare l’Iva dal 10 al 20% per le Pay-tv. Mi chiedo se sarebbe scoppiata una simile bagarre politica se non fosse stato Berlusconi al governo ma qualcun altro. Non si sarebbe parlato di conflitto di interessi tanto per cominciare. Non si sarebbe alzato neanche un sussurro perché sarebbe stata una cosa normalissima riassestare l’Iva. Mediaset Premium è sul digitale terrestre mentre Sky è sul satellite. Concorrenti lo sono fino ad un certo punto. Mediaset Premium ha sempre pagato l’iva del 20% a differenza di Sky che, agevolata da una decisione presa nel 1995, ha pagato fin dai suoi albori solo il 10%. Fu una manovra adottata per favorire lo svilupparsi di Sky che all’epoca era un’azienda appena nata. Ma per 13 anni fino ad ora ha continuato ad usufruire di un privilegio, nonostante sia ormai una società ben avviata. Quindi perché questo accanirsi da parte della sinistra nei confronti di un provvedimento giusto, che rimette la bilancia in equilibrio e che non agevola nessuno dei soggetti in campo? Si paga l’iva del 20% su tutto quindi perché non applicarla pienamente anche al settore delle tv a pagamento che oltretutto rappresentano un settore con clientela di fascia alta? Berlusconi, intervenuto dall’Albania sul tema, ha detto, riferendosi al Pd: «Difende i ricchi e i consumi non necessari pur di venire contro di noi». Inoltre non capisco come mai la sinistra critichi la social card affermando che sia elemosina (quindi sputa sui 40 euro al mese che essa concede ai suoi titolari) ma ha tanto da ridire se si alza l’iva dal 10% al 20% che significa pagare qualche euro in più l’abbonamento che-vorrei sottolinearlo ancora una volta-è un prodotto di fascia alta che in teoria non dovrebbe interessare quella fascia di italiani che arriva a fatica alla terza settimana del mese? Un minimo di coerenza servirebbe in questi casi. Si è soltanto rimesso a posto un sistema che agevolava Sky senza che ne avesse ancora diritto e che permetterà al governo di ricavare soldi utili per tutte le cose che ci sono da fare nel paese. Il Ministro dell’Economia Giulio Tremonti spiega: «Esiste un blocco di documenti che hanno origine a Bruxelles da cui risulta che il sistema italiano, stratificato su più anni, era fuori dalla giurisprudenza europea per la quale dato un medesimo servizio non puoi avere aliquote segmentate in funzione delle tecniche di trasmissione utilizzate». Su questo, ha aggiunto Tremonti, «è stata avviata una procedura di infrazione comunitaria e la soluzione poteva essere solo quella dell'allineamento delle aliquote. C'è un carteggio tra la commissione Ue e il governo Prodi che prevede l'impegno del governo ad allineare le aliquote. L'impegno scadeva in questi giorni». Nella maggioranza si starebbe valutando che la conversione in legge del decreto anti-crisi dovrebbe prevedere il passaggio dell'Iva dal 10% al 13% nel 2009, quindi al 17% nel 2010 per raggiungere il 20% solo nel 2011. Questa sarebbe la scaletta degli aumenti della quale ha parlato in un'intervista a Sky il vicepresidente del Senato ed esponente del Pdl Domenico Nania. Se poi sarà adottata, nessuno per ora può dirlo ma dopo le affermazioni del premier e del ministro Tremonti, resta una possibilità remota.

martedì 4 novembre 2008

Università statali vs private

Negli ultimi giorni mi è capitato di leggere castronerie scritte da individui di chiaro pensiero sinistroide, i quali sparavano a zero sul governo, dicendo che sta subdolamente cercando di azzerare le università statali in quanto covi di comunisti. Inoltre, ho letto, il governo starebbe operando in maniera sottile dei provvedimenti in stile dittatoriale. Allora io mi chiedo: qui tutta la gente di sinistra ha davvero una fobia per gli spettri del passato? Dire che il governo vuole mandare in rovina le università statali mi sembra una cavolata. Come lo è anche quella che nelle statali ci sarebbero professori incompetenti e di poco prestigio rispetto a quelli delle private e che questo faccia comodo al governo stesso, così da screditare le università pubbliche e incitare i ragazzi ad andare a quelle private. Ma non è assolutamente vero! Io mi sono laureato alla Sapienza nella triennale e ovviamente c'era il 99% degli studenti di sinistra. Ma fin qui non c'è nulla di nuovo perchè è sempre stato così, soprattutto alla Sapienza. Ora sto facendo la specialistica in una università privata e quindi si potrebbe pensare che la musica sia diversa. Invece paradossalmente no. Il 90% degli studenti è di sinistra. Quindi dire che le università private siano privilegiate dal governo e che perciò siano in mano alla destra è generalizzare e non avere la minima idea di ciò che si afferma. Per quanto riguarda i titoli dei docenti non è vero che nelle università statali ci sono perfetti sconosciuti o personaggi inferiori a chi insegna in quelle private. Alla Sapienza ho fatto esami con Giorgino (Tg1), Fabio Tricoli (Tg5), Vianello ("Mi manda Rai3"), i quali non sono certo degli sconosciuti. All'università dove sto studiando ho fatto esami con Paolo Liguori (Tgcom), Mario Pendinelli (ex direttore de "Il Messaggero") e Stefano Gentiloni (ex direttore Rai3). Quindi ritengo che i livelli di preparazione da entrambe le parti siano più che buoni. Se poi si guardano più le differenze che le somiglianze allora è un altro discorso.

giovedì 30 ottobre 2008

Scontri in piazza e manifestazioni, ma basta!

Mercoledi sera a Matrix, condotto da Enrico Mentana, sono state mandate in onda le riprese di quanto successo a P.za Navona in quella stessa giornata e di quanto sta accadendo nelle città di tutta Italia, con manifestazioni e scioperi che sono per la maggior parte pacifici. Pacifici non significa però che non abbiano creato problemi al resto della popolazione. Gruppi di studenti hanno occupato le rotaie bloccando il traffico ferroviario a Milano, in città la normale circolazione è stata bloccata, bus e persino ambulanze costretti a stare al “gioco” degli scioperanti che invadevano le strade.


Tornando ai fatti di P.za Navona, in studio a Matrix era presente Francesco Giordano, il quale ha più volte fatto notare che gli studenti di sinistra sono stati provocati da individui di Forza Nuova che si erano fatti trovare nella piazza proprio per innescare la miccia e lo dimostrerebbe il fatto che fossero armati di bastoni e mazze. Io però mi chiedo se Giordano abbia di proposito ignorato i filmati o se sia stato colto da cecità momentanea proprio in quelle sequenze rivelatrici. Si vedevano chiaramente anche i manifestanti dei centri sociali che non erano certo armati di fiori bensì di mazze, caschi, bottiglie e che per primi hanno caricato la fazione nemica e devastato un bar prendendo e usando come armi i tavoli, le sedie e le stufe addirittura. Se l’intento era quello di una manifestazione pacifica come mai non erano disarmati?

Inoltre c’è da dire che la maggior parte di quella gente non sa nemmeno perché protesta, molti sono informati male sul decreto legge e altri ancora vi partecipano solo per fare casino e devastare. Quindi bisognerebbe essere neutrali in certi casi di valutazione di quanto accaduto.


Come ha detto Teodoro Buontempo in studio, il Pd è allo sbando e si serve dei giovani, anch’essi sbandati, per attaccare il governo il quale con questo decreto gli ha servito il tutto su un piatto d’argento. In molte sequenze dei video che si riferiscono alle proteste di diverse città d’Italia si sentono studenti lanciare insulti alla polizia e al ministro Gelmini: questo sarebbe un modo civile di fare protesta? A Milano i manifestanti hanno caricato la polizia. Se poi le forze dell’ordine "osano" rispondere agli attacchi si parla di fascismo! Giordano parla di autoritarismo e di potere gerarchico sulla società ad opera del Governo. Ma siamo al colmo dei colmi!


Ma che gli studenti pensino a studiare invece che perdere tempo e farlo perdere agli altri, oltre che recare disagi e mettere a repentaglio anche l’incolumità di poliziotti e carabinieri che vanno avanti con 1000 euro al mese.

Per quanto riguarda l’argomento "maestro unico" non vedo quale sia la novità e soprattutto il problema: tutti abbiamo avuto il maestro unico alle elementari. In tutta Europa hanno il maestro unico.

Poi le classi differenziate per i bambini stranieri perché devono essere sinonimo di razzismo? In città al nord Italia, ad esempio, ci sono classi composte da maggioranza di bambini stranieri che sanno parlare pochissimo l’italiano e per questo rallentano l’intera classe. Quindi dove sarebbe la tragedia se si facessero classi apposta per questi bambini così che abbiano i loro tempi e imparino l’italiano? Parlare di razzismo è solo una strumentalizzazione da parte della sinistra. Quest’ultima critica anche i grembiuli. Perché mai c’è da ridire anche su quelli? Sono senza dubbio una barriera contro discriminazioni tra bambini così che non debbano invidiare l’uno all’altro vestiti di marca. Perciò cosa c’è di discriminante? Poi questa ipocrisia da parte della sinistra è a dir poco imbarazzante…conosco figli e figlie di professionisti, gente più che benestante, che ha macchine fuoriserie, ville, amano la bella vita e le marche costose eppure sono di sinistra…mi sfugge il perché lo siano e soprattutto in che modo lo siano… Se si parla di regole e di educazione ferrea si urla all’autoritarismo. Sembra che si abbia una folle e ingiustificata paura degli spettri del passato. Cosa teme la sinistra? Che tutte queste innovazioni portino realmente migliorie nel sistema didattico italiano e che si faccia qualcosa di buono per il futuro dei giovani? Dopo la ventata di novità introdotte da Gentile con la sua riforma del 1923, in 60 anni, come ha fatto notare Buontempo, la sinistra non è riuscita ad apportare nulla di positivo nel sistema educativo italiano.

Dio, patria e famiglia sono valori importanti, perché dovrebbero incutere timore? Parlando dei tagli alle spese inutili nelle università, mi sembra che levare i soldi da ricerche di poco valore per indirizzarli dove veramente servono e per promuovere progetti più rilevanti sia solo un bene. Anche perché se non si vuole che avvengano tagli da nessuna parte allora l’unica soluzione sarebbe aumentare le tasse universitarie e dubito che ciò piacerebbe a coloro che protestano già ora. La sinistra quando governava aveva levato i maestri di sostegno per bambini portatori di handicap. Come si spiega questo fatto?

Senza contare che se ora gli insegnanti prendono 800 euro circa, non risulta che quando c'era la sinistra al potere fossero più alti…

Concludendo, vorrei dire che ciò che si criminalizza non sono le manifestazioni, perché è un diritto concesso dalla costituzione esprimere il proprio pensiero, ma l’indecenza di episodi violenti o che vanno oltre ciò che è concesso dalla legge. Se poi si vuol capire male o far finta di essere ciechi o sordi di fronte alla realtà dei fatti allora è un altro discorso.

giovedì 23 ottobre 2008

Proteste anti-Gelmini: un nuovo '68?

In questi giorni le università e le scuole di tutta Italia stanno protestando contro il decreto Gelmini. Anche oggi sono continuati gli scioperi e i blocchi per manifestare contro il rischio delle privatizzazioni delle università, il blocco del turnover del personale, il ritorno al maestro unico alle elementari e i tagli ai finanziamenti oltre che al personale. Il ministro dell’Istruzione ha annunciato al Senato che da domani convocherà gli studenti e sarà pronta ad ascoltarli ma a patto che si discuta sui fatti. La Rete degli studenti medi ha confermato in una nota "la propria disponibilità a discutere con il ministro Gelmini ma alla condizione "che il ministro sia disponibile a discutere su tutto l'impianto alla base dei provvedimenti e non solo su alcuni di essi". Intanto il Premier Berlusconi, che si trova a Pechino per il summit Asem, ha affermato: "Io non ho mai detto né pensato che la polizia debba entrare nelle scuole. Ho detto invece che chi vuole è liberissimo di manifestare e protestare ma non può imporre a chi non è della sua idea a rinunciare al suo diritto essenziale". I vertici delle forze dell’ordine hanno sottolineato di poter intervenire nelle università solo se chiamati dai rettori, alcuni dei quali, come all'ateneo di Bologna, hanno escluso al momento il ricorso alla polizia, definendo “fisiologiche” le proteste studentesche: "Non abbiamo nessun motivo per chiamare la polizia. C'è una discussione vivace che rientra nelle dinamiche democratiche", hanno dichiarato ieri il pro-rettore agli studenti Paola Monari e il preside di Lettere Giuseppe Sassatelli. In una società democratica è sacrosanto il diritto di manifestare il proprio pensiero, come in questo caso. Lo sancisce l'art. 21 della Costituzione. Ma quando ci sono episodi violenti come quello di Milano, i ricordi vanno subito alle proteste del ’68 che sempre saranno ricordate per la loro violenza. Si spera che gli studenti che sono scesi in piazza in queste giornate siano coscienti del fatto che non possono imporre ciò che pensano soltanto perché lo ritengono giusto altrimenti si parerebbero dietro un diritto offerto loro dalla democrazia per negare ad altri il diritto di pensarla diversamente. Se davvero ci fosse solo voglia di parlare e risolvere i problemi non sarebbe necessaria la presenza delle forze dell’ordine che si ritrovano a dover fare la guardia a quelli che, troppo spesso, somigliano più ad agitatori che a studenti universitari disposti al dialogo.